sabato 11 ottobre 2014

Braccia rubate allo spalamento



Questa immagine è l'emblema del pugno sullo stomaco che - nel suo piccolissimo - il calcio dilettantistico ha subìto da quest'ennesima alluvione. Il campo di Montoggio, recentemente rimesso a nuovo con un terreno sintetico di nuova generazione, è ridotto ad un panno del Subbuteo sdrucito e spiegazzato. Danni calcolabili dai 200mila euro (il costo di un campo in sintetico, appunto) in su, nel contesto di un Comune paragonabile ad una città bombardata, quanto a ferite. Insomma, chissà se e quando la squadra locale potrà giocare lì. Per quel che può servire, ha tutta la solidarietà dell'Isolese e dell'autore di questo blog.

E anche chi, tra giovedì e venerdì, non ha dovuto badare all'incolumità del proprio terreno di gioco (oddio: a Sarissola, per restare in Vallescrivia, è venuta giù mezza pista d'atletica, a 50 metri dal campo di calcio...), ha avuto il suoi bei crucci nel tentare di mettere in salvo la propria casa e le proprie cose, o quelle di un parente, di un amico, di un collega... Insomma, una situazione drammatica, in cui qualunque attività è passata in secondo piano: pure il lavoro, per qualcuno, figuriamoci il calcio.

In questo contesto, è molto istruttivo - per una futura inchiesta sul perché il meraviglioso gioco della palla-piede finì autodistrutto - analizzare quel che i vertici locali del pallone hanno deciso in merito ai turni di campionato di questo fine settimana.

Venerdì mattina, l'Aics - federazione esclusivamente amatoriale - ha annunciato forte e chiara la sospensione di tutti i campionati. La Figc ci ha messo un po' di più. In realtà, il comunicato del Comitato Regionale (quello che gestisce Eccellenza, Promozione e Prima, più tutti i campionati giovanili appunto regionali) è uscito venerdì alle 18, e sembrava il frutto di un algoritmo informatico: rinviate soltanto le gare in programma in determinate aree particolarmente colpite (val Bisagno, praticamente). A ruota, mezz'oretta dopo, il comunicato provinciale, quello che riguarda Seconda e Terza (quindi l'Isolese). Anche qui, rinvii col contagocce e un trionfo di situazioni paradossali. Nessun riguardo per il Montoggio, innanzitutto. Ma come; se la partita è in casa, dove giocano? Chiarito l'inghippo: la gara era stata già da tempo programmata a Torriglia, dove il campo è praticabile. Ah, ecco! Chi se ne frega se metà dei giocatori, magari, ha mezzo metro di bratta in garage e non riesce a lasciare il paese perché le strade sono a pezzi. Rinvii a raffica in val Bisagno, ancora, ma non in valle Scrivia, dove l'Avosso avrebbe dovuto giocare a fianco della pista crollata. In fondo, una postilla beffarda, che rimanda all'articolo 55 del regolamento: una squadra può non presentarsi alla partita se dimostra cause di forza maggiore. Come dire: non presentatevi, ma poi dovete dimostrare che c'era l'alluvione.

Il prolungamento dell'allerta alle 12 di sabato (poi diventeranno addirittura le 24 di lunedì) aumenta il paradosso, essendoci alcune gare il programma alle 13.15, cioè 75 minuti dopo l'obbligatoria chiusura di tutti gli impianti sportivi genovesi. Sale la protesta, il Comitato viene invaso di messaggi. Il Savignone annuncia: non andiamo a giocare, che ci diano pure 3-0 a tavolino. L'unica, possibile soluzione viene escogitata soltanto verso le 12 di sabato: rinviate tutte le gare di tutti i campionati. Il tutto mentre una squadra come il Don Bosco Spezia è già in viaggio verso Santa Margherita per giocare la partita in programma nel pomeriggio.

Non giudicate male i calciatori dilettanti: pensate solo per un attimo a chi li governa.

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