sabato 1 novembre 2014

Quando Dio fischia



Mai come per questo post è valido il disclaimer che vedete alla vostra destra: le opinioni qui espresse sono le mie personali e non coinvolgono l'Isolese, della quale questo blog non è un organo ufficiale. Ritengo comunque opportuno trattare qui la vicenda che segue.

Dunque come promesso ieri sul mio profilo Facebook, ecco qualche delucidazione in più a proposito di Klas Ingesson e la persona che, con un post pubblico e firmato, ha salutato in modo non rispettosissimo la sua dipartita. Sono spiegazioni che devo soprattutto a chi (legittimamente) ha pensato che il sottoscritto stesse operando una superficiale stigmatizzazione di tutta la tifoseria sampdoriana col pretesto dell'atto stupido di un suo singolo rappresentante.

Sgomberiamo subito il campo da equivoci: il tifo non c'entra. A me fanno schifo anche i genoani che hanno festeggiato la morte di vari presidenti blucerchiati, mi fanno ribrezzo gli juventini che inneggiano a Superga, i torinisti all'Heysel, i romanisti a Paparelli... e mi fermo qui per ragioni gastriche.

Ciò che ha mosso la mia indignazione è il ruolo svolto dall'autore dell'infelice post. Si tratta infatti di un arbitro di calcio. Un arbitro di Terza categoria designato per la direzione della partita odierna dell'Isolese. Lo ha scritto tranquillamente, in un post pubblico e firmato col suo nome: Pierluigi Peccetti, appartenente alla sezione Aia di Genova. Lo rivelo solo adesso che la partita è finita (ha arbitrato bene? Male? Non lo so: non ero alla partita, e comunque non mi interessa). Finora ho ritenuto di tacerlo per non esacerbare il clima della gara, tutto qui.

Ora però devo dirlo: non posso accettare che un arbitro, che ogni weekend è chiamato ad essere depositario della regolarità di una partita di calcio secondo principi di lealtà, esprima pubblicamente un commento così bestiale sulla morte di una persona: persona per di più appartenente al suo stesso mondo, quello del calcio. Con motivazioni peraltro mosse da nient'altro che una superficialissima logica "tifosa": il motivo per cui Klas Ingesson non merità la pietà, secondo questo signore, è di avere fatto il proprio mestiere di calciatore professionista e di avere segnato un gol che 15 anni fa ha determinato la retrocessione della squadra per cui costui fa il tifo. Personalmente ho cercato una minima traccia di humor nero in quel post: non ne ho trovato, in quel mare di livore.

Penso che il calcio non abbia bisogno di persone così, che infangano la divisa da arbitro e ne mortificano quell'autorità già di per sé messa a dura prova ad ogni partita (il pubblico medio di un qualsiasi match non è esattamente composto da lord inglesi, e ciò va ammesso senza remore). Come potrebbe instaurarsi quel delicato meccanismo di mutuo rispetto tra arbitro e giocatori in campo, se i giocatori sapessero che quell'arbitro, per un capriccio da tifoso curvaiolo, è capace di gettarselo sotto le scarpe, il rispetto?

Sono dirigente e appassionato di calcio, ma sopratutto sono attento ai problemi del mondo arbitrale (una vecchia amicizia mi lega ad un ex arbitro la cui carriera ho seguito da vicino). Ho presente il principio base "Arbitri in campo, arbitri nella vita"; sono tendenzialmente comprensivo nei confronti di un fischietto che sbaglia; qualche volta - sono un essere umano - mi capita di incazzarmi e urlare qualcosa, e dopo tre secondi mi prenderei a ceffoni. Per questo mi ferisce pensare che sotto quella divisa un tempo nera e oggi di colorazioni varie si possa nascondere uno spirito lontanissimo da quello sportivo. Anche se sono certo che, stavolta, siamo inciampati in una disdicevole eccezione.

1 commento:

  1. L'errore più grande sarebbe lasciar decantare la cosa. Una segnalazione ad Aia e Federazione è d'obbligo: questa persona non dovrebbe più arbitrare.

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